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  • 17/12/2011 - Salute: il 9 per cento dei tumori è legato all'abuso di alcool
    Salute, il 9 per cento dei tumori è legato all'abuso di alcool Secondo l'Organismo Superiore della Sanità l'abuso di alcool è responsabile nel 9% dei casi di cancro, ed è il primo fattore per il tumore alla mammella. In occasione della Giornata europea contro l'abuso dell'alcool i dottori dell'ospedale di Piacenza Luigi Cavanna e Daniele Vallisa hanno spiegato alla stampa i rischi di insorgenza di tumori legati agli alcolici. "E' dimostrato scientificamente che il tumore all'esofago e allo bocca è più frequente nei forti bevitori - ha spiegato Luigi Cavanna, primario del dipartimento di onco-ematologia - Ma non solo, l'alcool metabolizzato è la causa di tanti altri tumori come quello alla mammella, al pancreas e allo stomaco. Bisogna dare un'informazione corretta soprattutto ai più giovani, spiegando i rischi legati all'abuso dell'alcool". Ad essere sotto accusa sono soprattutto superalcolici e birre che incidono maggiormente sulla salute rispetto al vino, sempre se consumato con moderazione. "Dal punto di vista ematologico l'alcool incide su altre patologie, come la diminuzione delle difese immunitarie. Il rapporto con gli alcolici deve essere sempre intelligente e ragionato" ha ribadito il primario di ematologia Daniele Vallisa. Per sensibilizzare i più giovani su questo tema la prossima primavera i medici, gli psicologi e i volontari delle associazioni Amop (Associazione piacentina malato oncologico), Apl (Associazione piacentina per la cura della leucemia) e Adoc (Associazione consumatori di Piacenza) organizzeranno una serie di incontri nelle scuole medie e superiori della provincia duranti i quali verranno spiegati ai ragazzi i rischi che comporta l'abuso di alcool nel breve e lungo periodo
  • 24/09/2011 - Il web per prevenire la dipendenza dall'alcol: la proposta di Emanuele Scafato
    Il web per prevenire la dipendenza dall'alcol «Sarebbe utile mettere il test sulla dipendenza su Internet» lo propone il direttore dell'Osservatorio Nazionale alcool (Iss) Emanuele Scafato Il web come strumento di supporto nella lotta all'alcol. Questo è l'auspicio del direttore dell'Osservatorio Nazionale alcool (Iss) Emanuele Scafato, espresso durante la conferenza internazionale Inebria (International Network on Brief Interventions for Alcohol Problems) in corso a Boston. Il direttore spiega come già esista un test internazionalmente valido per valutare il rischio della dipendenza da alcolici, si chiama Audit ed è composto da dieci domande su frequenze e modalità di consumo dell'intervistato. «Sarebbe utile- spiega Scafato- in un prossimo futuro, inserire nei siti web questo strumento, che può essere utilizzato per l'autovalutazione, grazie al sistema del punteggio. È un progetto a cui stiamo lavorando insieme alla Spagna, la Catalogna in particolare» Intanto in Italia il sistema di prevenzione delle dipendenze, predisposto dall'Istituto superiore di Sanità è complesso, con corsi gratuiti per i medici finanziati dalla presidenza del Consiglio , mirati a insegnare ai camici bianchi come intervenire in maniera breve per indurre al cambiamento chi beve male. «Il problema - dice Scafato - è intercettare le persone a rischio. E ciò non può essere casuale nè affidato solo ai camici bianchi. Esistono, infatti, persone che non vanno dal medico, non entrano in contatto con il servizio sanitario». Da qui l'utilità del web, «già utilizzato in molti Paesi».
  • 08/09/2011 - Osservatorio Permanente Giovani e Alcol, vent'anni di attività: un bilancio
    Venti anni di Osservatorio : un bilancio Vent'anni fa nel 1991 veniva fondato L'Osservatorio Permanente Giovani e l'alcool. L'Osservatorio nasce per intuizione congiunta di un uomo di industria con la passione per i dati e la statistica, Daniele Rossi all'epoca direttore generale dell'Assobirra e di Giuseppe De Rita segretario generale della fondazione Censis, e da un medico esperto delle patologie legate ai comportamenti di dipendenza, Enrico Tempesta. Un esordio frutto di ragionamenti e di un certo coraggio: far nascere un centro di elaborazione culturale sui fenomeni alcool correlati ,fuori dai circuiti consueti delle famiglie accademiche, dove fosse possibile integrare la dimensione sociologica del consumo di bevande alcoliche con quella psicobiologia ed economico-epidemiologica. Non va dimenticato che vent'anni fa la dimensione disciplinare prevalente nella ricerca alcologica era quella medica, focalizzata nelle cura e riabilitazione delle patologie alcol correlate di una popolazione di abusatori adulti se non anziani. La sfida è stata quella di creare le condizioni e gli strumenti per capire i nuovi percorsi della soggettività giovanile che a partire dalla fine degli anni 80 del secolo scorso si faceva portatrice di nuove valenze del divertimento, del tempo libero, della sfida generazionale e del modo di intendere abuso e dipendenza. Benché l'alcol sia una droga "tradizionale", il suo emergere come compagno della ricerca adrenalinica da parte dei giovani è un fenomeno relativamente recente, soprattutto nel contesto di un Paese vitivinicolo come l'Italia. Il mandato di ricerca del primo Osservatorio è dunque collegato a questa urgenza: esplorare e comprendere come la società italiana veniva facendo i conti con il venir meno delle tradizionali strutture di comprensione della questione estendendo e qualificando le metodologie di ricerca. Da qui l'intuizione, presente fin dagli inizi dell'Osservatorio di una sistematica investigazione periodica degli stili di consumo delle bevande alcoliche ,in particolare nella popolazione giovanile ,effettuata in collaborazione con l'Istituto Doxa. In questi venti anni c'è stata una drammatica evoluzione della società italiana ed europea, in particolare si è assistito ad un continuo e rapido cambiamento degli stili di vita dei giovani conseguente alla progressiva globalizzazione dei modelli culturali operata da Internet , dai mass-media, e dalla facilitata mobilità. Anche i modelli di consumo delle bevande alcoliche hanno accompagnato e/o sono stati influenzati da questi cambiamenti. La missione dell'osservatorio è stata e rimane quella di monitorare questi cambiamenti, di individuare precocemente le tendenze, di capirne il significato, così da poter disporre di elementi utili a prevenire i comportamenti a rischio. Per quanto riguarda il consumo di bevande alcoliche, l'Osservatorio ha svolto le sue osservazioni con l'obiettività, l'indipendenza ed il rigore scientifico necessari ed ha orientato le azioni di ricerca/azione in coerenza con alcune convinzioni di fondo: • l'universo alcol va considerato nella sua globalità e complessità, tenendo conto che parliamo di bevande alcoliche e non tanto del prodotto alcol come tale; • Le bevande alcoliche hanno una storia millenaria, sono profondamente legate alla realtà culturale e sociale dei singoli paesi ,hanno una valenza economica importante. • l'approccio "tossicologico" all'alcol non risolve da solo il problema dell'abuso e della dipendenza • lo stile di consumo mediterraneo rappresenta un modello da difendere perche ancora foriero di valenze protettive contro l'abuso ed il misuso • in alternativa alla criminalizzazione delle bevande, l'osservatorio propone una strategia di educazione al bere responsabile che deve iniziare già in età precoce all'interno della famiglia • la complessità dell'universo alcol impone una corresponsabilizzazione di tutti i "mondi" coinvolti: la produzione,la distribuzione e la ricreazione,la ricerca,la scuola,la cura e la riabilitazione ed in ultimo, ma non meno importanti, le istituzioni e i policy makers. E' stato impegno dello Osservatorio confrontarsi e condividere tale filosofia di approccio non solo con i ricercatori italiani anche con autorevoli partner europei. Dal 2008 l' OPGA coordina il"Cavour Group" ,un Network di ricercatori europei impegnati in un progetto di ricerca sul tema " Contextual drinking and quality of life ". In questi venti anni l'evoluzione del fenomeno ma anche la conseguente risposta istituzionale hanno portato ad una realtà che impone all'osservatorio un mutamento delle sua strategie di ricerca /azione . Negli anni novanta era primaria l'esigenza di una conoscenza quantitativa del fenomeno. Ed in questo l'impegno dell'osservatorio è stato puntuale nel fornire,attraverso le indagini Doxa, una fotografia del consumo di bevande alcoliche e della sua evoluzione. L'evoluzione del mondo giovanile unitamente alla comparsa di fenomeni preoccupanti sia a livello individuale che collettivo, vedi "binge drinking", impongono nuove metodologie di indagini che qualitativamente siano in grado di comprendere i comportamenti a rischio dei giovani e la loro evoluzione.
  • 10/08/2011 - Cisl di Bergamo: "Troppo alcol sul lavoro, serve una rivoluzione culturale"
    TROPPO ALCOL AL LAVORO: CISL BERGAMO, SERVE RIVOLUZIONE CULTURALE Bergamo - L'abuso di alcol in provincia di Bergamo sta diventando un problema sempre piu' grave, e ha conseguenze anche letali sull'ambiente di lavoro. Per questo la Cisl di Bergamo ha deciso di appoggiare l'attivita' dell'Associazione dei Club Alcologici Territoriali, che in settembre organizzera' un seminario aperto a chi e' interessato ad approfondire i problema. Secondo una ricerca del Ser.T di Bergamo, la provincia conta 150 mila forti bevitori (dei quali ben 7.500 alcolisti conclamati) e 750 mila bevitori abituali. Una situazione 'culturale' - notano alla Cisl - che non ha mai visto male chi alza il gomito, che propende per fare i brindisi alle feste comandate anche con i bambini, che non ritiene pericoloso bere prima o durante i lavoro...". "Il settore edile - spiega Gabriele Mazzoleni, segretario generale della Filca Cisl, che partecipera' alla tavola rotonda finale - e' uno dei gangli del problema alcol nel mondo lavorativo. Tra i muratori esiste la convinzione culturale che bere anche un litro di vino non sia di impedimento a salire poi sui ponteggi, alla faccia dei tanti protocolli sulla sicurezza firmati negli anni. Non credo che sia un caso che uno dei fattori maggiori di morte nell'edilizia (ma comprendendo anche ogni settore lavorativo) sia la caduta dall'alto. Il sindacato deve attuare una rivoluzione 'contro- culturale', perche' la cultura del buon bere non ha nulla a che fare con l'abuso e soprattutto con lo spregio per la vita. Anche al nostro interno purtroppo alcune resistenze a parlare di alcol permangono e intanto dobbiamo gia' iniziare a fare i conti con le nuove generazioni e con le droghe sintetiche".
  • 10/08/2011 - Il consumo di cannabis disturba il sonno
    I disturbi del sonno sono un sintomo comune dell'astinenza da cannabis ma vi sono ancora poche ricerche che hanno misurato l'andamento del sonno o esplorato gli effetti sul sonno dei farmaci ipnotici durante il periodo di astinenza da cannabis. In effetti, uno dei tratti tipici che identificano la sindrome da astinenza da cannabis è proprio la difficoltà ad addormentarsi che, secondo alcuni studi può anche impattare negativamente su eventuali tentativi di smettere di usare tale sostanza.

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